Alfonsine Museo della battaglia del Senio

Emilia Romagna | Alfonsine (RA)

Il luogo e le vicende

Nell’inverno del 1944, il territorio segnato dal corso del fiume Senio e compreso tra Castelbolognese, Cotignola ed Alfosine, rappresentava un’area di grande importanza strategica in quanto attraversata da numerosi fiumi e da importanti vie di comunicazione, come la Via Emilia che intersecava il Senio a Castelbolognese, la strada statale 253 detta di San Vitale a Cotignola e, in particolare, la strada statale adriatica numero 16 che, dopo l’allagamento operato dai tedeschi delle valli di Comacchio e Campotto nel basso ferrarese nel tentativo di restringere il territorio da difendere, rimase l’unica via per Ferrara e Padova. Per quattro mesi, questa zona fu segnata dalla presenza del fronte, superato con l’offensiva alleata tra il 9 e il 12 aprile 1945 che prese il nome di “Battaglia del Senio”, offensiva che, lungo tutto il corso del fiume Senio, concluse la guerra in Romagna e, nel corso di due settimane, in tutta Italia. Gli scontri di quei giorni segnarono profondamente i territori posti lungo il corso del fiume e le zone più colpite furono quelle di Alfonsine, Fusignano, Cotignola, Solarolo, Castel Bolognese e Riolo dei Bagni, in cui si registrò un altissimo numero di vittime civili a causa dei prolungati combattimenti, dei bombardamenti aerei alleati e delle numerose mine lasciate sul terreno dai tedeschi. In particolare, nel caso di Alfonsine ‒ che si trovava in un punto particolarmente critico all’intersezione tra la statale 16 e il fiume Senio ‒ l’ingenza dei danni procurati al centro abitato ne rese necessaria la completa ricostruzione oltre la riva sinistra del fiume. In quei giorni, eserciti di oltre venti nazioni si scontrarono e, ancora oggi, ogni paese lungo il corso del fiume trattiene il ricordo di liberatori diversi: chi dei neozelandesi, chi degli indiani, dei polacchi o dei gurkha. Il tratto più originale risultò tuttavia la presenza dei reparti del nuovo Esercito italiano, all’interno dei quali era numerosa anche la presenza di ex partigiani volontari dell’Italia centrale. Dalla foce del Senio nel Reno fino al mare furono invece i partigiani della 28° Brigata, riconosciuti come unità combattente dagli Alleati, a guidare le operazioni lungo la costa adriatica, fin nel cuore del Veneto.

Il Museo della battaglia del Senio nacque nel 1981 per iniziativa del Comune di Alfonsine, della provincia di Ravenna, della regione Emilia Romagna e con il significativo contributo dell’Ufficio storico di stato maggiore dell’Esercito. Sebbene dedicato alla “battaglia del Senio”, esso non si limita alla semplice narrazione degli eventi bellici. Caratterizzandosi fin dalla nascita per una forte vocazione didattica, infatti, il museo affronta soprattutto le trasformazioni del territorio e della vita quotidiana in un paese in guerra, ponendo un particolare, interessante accento sulla presenza, in quella zona, di soldati di ben venti nazionalità differenti, in contatto quotidiano con una popolazione fino a qual momento abituata a contatti che raramente oltrepassavano i confini della provincia. Oltre a documentare la fase finale dell’attacco alla “Linea Gotica”, dunque, il Museo del Senio è diventato ben presto un Museo del territorio romagnolo durante l’ultimo conflitto mondiale, saldando l’intreccio dei fatti d’arme con la storia delle popolazioni e dei paesi che furono profondamente segnati da quegli eventi. Dunque una storia di eserciti, mezzi meccanici, ambiente fisico ed umano che restituisce in tutta la sua complessità gli effetti di una guerra totale e moderna su di un territorio particolare come quello della pianura romagnola, solcata da numerosi corsi d’acqua e ancora densa di zone allagate. La rappresentazione di tutto ciò passa evidentemente attraverso le principali fonti iconografiche: le fotografie prodotte degli eserciti, i filmati, le registrazioni sonore dell’epoca, i materiali di propaganda e soprattutto la cartografia storica e didattica, fondamentale per definire la portata degli eventi e per sottrarli ad una facile retorica rievocativa. Sono inoltre presenti tracce di storia alimentare, sanitaria e tecnologica per documentare quanto sia stato rilevante quel periodo anche da punto di vista del rapporto tra guerra e territorio. In questo senso vanno considerati il Ponte Bailey, visitabile nel cortile esterno del Museo, gli strumenti per lo sminamento o gli speciali mezzi anfibi, utilizzati per la prima volta nelle Valli. Il racconto museale – arricchito dal materiale fotografico e cinematografico dell’esercito inglese – è suddiviso in due parti: una dedicata all’8ª Armata britannica e l’altra all’attività delle formazioni partigiane operanti in questo territorio, la cui collaborazione con le forze alleate fu fondamentale soprattutto per la vasta conoscenza del territorio, reso particolarmente pericoloso dalla presenza frequentissima di zone paludose difficilmente individuabili. Le collezioni conservate dal museo sono piuttosto varie: la maggior parte degli oggetti contribuisce a dare una descrizione del territorio in tempo di guerra, ma non mancano sezioni più specifiche come quella dedicata alla cartografia o a medaglie e distintivi. Di grande interesse la sezione dedicata al riuso di oggetti bellici nella vita quotidiana del dopoguerra: data la penuria di materiali, qualsiasi oggetto poteva essere reinventato e modificato nella sua destinazione d’uso (è il caso, per esempio, di un elmetto dell’esercito italiano riutilizzato come scaldavivande). All’interno del Museo è presenta anche un’aula attrezzata per le presentazioni audiovisive e didattiche e, nell’archivio è conservata una ricca documentazione fotografica ed audiovisiva sulla guerra in Italia, con particolare riferimento alla dimensione regionale fino all’immediato dopoguerra. Dall’aprile 1997 affianca l’edificio museale anche la nuova sede dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea della Provincia di Ravenna.

  In Auto: Da Ravenna prendere SS16
  In treno: Da Ravenna Regionale 182
Comune di Alfonsine