Casa Museo di Antonio Gramsci

Sardegna | Ghilarza (OR)

Il luogo e le vicende

Ghilarza è un comune di circa 4500 abitanti, a circa 35 km da Oristano.

Il museo è situato nella casa in cui Antonio Gramsci trascorse gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. L’edificio si sviluppa su due piani. Acquistata dal Partito Comunista nel 1951, la casa di Gramsci divenne sede di un centro di documentazione e successivamente, grazie agli sforzi degli eredi e di alcuni intellettuali, trasformata in museo. Oggi è sede della onlus, costituitasi nel 1999, “Casa Museo di Antonio Gramsci – centro di documentazione, ricerca e attività museali”.

Antonio Gramsci (1891-1937), una delle figure principali della cultura italiana del ‘900, fu tra i fondatori e il principale ispiratore del Partito Comunista d’Italia. Nacque e visse in Sardegna fino agli anni degli studi universitari, quando si trasferì a Torino. A Ghilarza trascorse infanzia e adolescenza, circondato dall’affetto familiare, sebbene i genitori vivessero una situazione di permanente precarietà economica e lui stesso fosse afflitto da una grave forma di tubercolosi ossea, che presto gli avrebbe provocato la deformazione della colonna vertebrale.

Già attento lettore della stampa socialista negli anni degli studi liceali, condotti a Cagliari, fu a Torino, dove studiò filologia moderna, che conobbe e frequentò Palmiro Togliatti e Angelo Tasca, entrò in contatto con gli ambienti operai e si interessò dei fermenti che agitavano il mondo contadino della sua terra d’origine e di aree del meridione. Nel 1913, presumibilmente, si iscrisse al partito socialista italiano; l’anno successivo partecipò alla manifestazione operaia torinese della settimana rossa. Allo scoppio della Grande Guerra era su posizioni neutraliste. Tra il 1916 e il 1918 interruppe gli studi universitari per lavorare come redattore del “Grido del popolo” e dell’edizione piemontese dell’“Avanti!”. Nell’aprile 1919 fondò con Togliatti, Tasca e Umberto Terracini ”L’Ordine nuovo”, organo di stampa della classe operaia. Gramsci ne era direttore quando diede vita, durante il congresso di Livorno del Partito socialista, al Partito comunista d’Italia. In quello stesso anno fu a Mosca come rappresentante del PCd’I presso l’Internazionale comunista. Si sposò con una cittadina sovietica e restò per un certo periodo nella capitale dell’Urss, per poi trasferirsi a Vienna. Nel frattempo, numerosi compagni politici subivano le persecuzioni dal fascismo salito al potere. Tornato in Italia, nel febbraio del 1924 Gramsci diede vita al nuovo quotidiano comunista, “l’Unità”, mentre in aprile fu eletto deputato. Prese parte alla cosiddetta “secessione dell’Aventino” dopo l’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Con l’avvento della dittatura, dopo il gennaio 1925, anche Gramsci cominciò a subire persecuzioni e violenze politiche e psicologiche, che aggravarono il suo malandato stato di salute. Nel gennaio 1926, durante il congresso clandestino di Lione, divenne segretario del Pcd’I. Dopo un fallito attentato alla vita di Mussolini, all’inizio di novembre del 1926, il regime inasprì le misure repressive. Insieme ad altri, Gramsci fu arrestato, detenuto in carcere e al confino, e poi (1928) processato e condannato a più di vent’anni di detenzione dal Tribunale Speciale. Fu rinchiuso a Turi, in provincia di Bari, dove scrisse, a partire dal febbraio 1929, i Quaderni dal carcere. La detenzione aggravò ulteriormente le sue precarie condizioni di salute. Ormai soggetto a crisi sempre più frequenti, tra il novembre e il dicembre del 1932 venne trasferito prima all’infermeria del carcere di Civitavecchia e poi in una clinica di Formia. Nell’ottobre del 1934 gli fu concessa la libertà condizionata per gravi ragioni di salute, ma poté spostarsi in una clinica di Roma solo nell’agosto dell’anno successivo. Morì in questa clinica romana il 27 aprile 1937, a quarantasei anni.

La casa-museo ha l’obiettivo di diffondere la conoscenza della vita e delle opere di Antonio Gramsci, ma anche quello di mostrarne la concretezza umana, percepibile negli spazi e nei tempi ricreati dell’infanzia e dell’adolescenza dell’intellettuale antifascista.

Lo spazio espositivo si sviluppa su due livelli. A piano terra si trovano la sala da pranzo, la cucina e il cortile, in cui si mescolano mobilio, fotografie, pannelli esplicativi, stampa dell’epoca e postuma, documenti di Gramsci, opere d’arte. La sala da pranzo è abbastanza spoglia: il tavolo, che riprende la tipologia degli antichi tavoli sardi, anziché offrire i cibi, riunisce le persone per seminari o per lettura e consultazione del materiale messo a disposizione. Sono esposte copie de “L’Ordine Nuovo” e, in quadri alle pareti, ingrandimenti di lettere e documenti, che si alternano ad opere donate da vari artisti. Una scultura di Georges de Canino è dedicata alla forza della ragione, ed è una sorta di ritratto mentale di Antonio Gramsci. Nella cucina di un tempo, altre fotografie,oggetti, libri e pannelli espositivi.

Al piano superiore, un percorso didattico condotto attraverso immagini, articoli, documenti ed effetti personali, racconta le tappe più significative della vita di Gramsci: dagli anni dell’adolescenza a Ghilarza a quelli di Torino, dagli anni della formazione a quelli di un’intesa attività giornalistica e intellettuale, dagli anni della prima militanza politica a quelli della condanna, della carcerazione e della morte.

Quindi, la casa-museo non si limita a raccontare gli anni in cui Gramsci vi visse ma, grazie anche alle testimonianze orali di molti che lo conobbero (tra loro, Pertini, Terracini, Longo, Silone) l’intera esistenza civile e politica, fino alla morte nel 1937, di uno dei più importanti pensatori del XX secolo.

La casa-museo ospita numerosi eventi culturali e una summer school annuale, la “Scuola Internazionale di Studi Gramsciani”.

Collegata alla casa-museo è la biblio-mediateca “Mille Ghilarze”, situata nella vicina piazza Gramsci. Inaugurata il 24 aprile 2010, conserva i risultati di 20 anni di lavoro audiovisivo e un ciclo di video-saggi. Attualmente possiede più di 2.000 volumi di storia contemporanea, politica, storia del movimento operaio e comunista internazionale, nazionale e sardo, fascismo, e opere varie di letteratura, linguistica e arte.

Il nome “Mille Ghilarze” viene da ciò che ha scritto Valentino Gerratana, curatore dei Quaderni di Gramsci, nel 1991: “dopo la visita a Casa Gramsci, con quella muta tenerezza che ti comunica, ho pensato che un pellegrinaggio laico possa diventare un filo rosso da diffondere in tutti i rivoli della I[nternational ] G[ramsci] S[ociety]. Diciamo a tutte e tutti di venire qui a cogliere le cento, mille Ghilarze da piantare nei giardini delle proprie città e paesi”.

Associazione Casa Gramsci