Coazze Ecomuseo della Resistenza

Piemonte | Coazze (TO)

Il luogo e le vicende

La posizione strategica della Val Sangone, vicina a Torino e alle grandi vie di comunicazione in un territorio prevalentemente montuoso e ricco di boschi, fu un naturale richiamo per chi era fuggito dalle caserme dopo l’8 settembre 1943: sotto la guida del maggiore degli alpini Luigi Milano, dunque, già dal 9 settembre si raccolsero nella vallata le prime bande di resistenti, composte da giovani ufficiali e da ex prigionieri alleati (sovietici e inglesi). Già nel mese di novembre, questi primi gruppi dovettero trasferirsi in Val di Susa per sfuggire a un duro rastrellamento ma, dopo alcune settimane, rientrarono in valle e si divisero in quattro gruppi, che presero il nome dai loro comandanti: le bande “Sergio” (De Vitis), “Nino” (Crisciuolo), “Carlo” (Asteggiano) e “Nicoletta” (i fratelli Giulio e Franco). Tra il gennaio e il febbraio 1944 l’intera vallata si ritrovò sotto il controllo delle forze di Liberazione; i partigiani ‒ ai quali nel frattempo si era aggregato Guido Quazza, futuro comandante della Brigata “Vitrani” e importante studioso della Resistenza italiana ‒ si erano stabiliti anche sulle vicine montagne di Cumiana, da dove potevano frequentemente scendere nella pianura del Pinerolese. Le azioni di guerriglia, sempre più intense, scatenarono violente ritorsioni, come l’eccidio di Cumiana del 3 aprile 1944, dove i tedeschi, con l’aiuto di SS italiane, assassinarono 51 persone − in prevalenza civili − poco prima dell’arrivo del comandante partigiano (Giulio Nicoletta), da loro stessi convocato per discutere lo scambio dei prigionieri. Il mese di maggio 1944 fu un periodo tra i più duri per la Resistenza in Val Sangone: il 10 maggio le truppe nazifasciste del generale Hansen giunsero dalle valli di Susa, del Chisone e dal fondovalle per un rastrellamento di massicce proporzioni. Alla fine delle operazioni, i caduti in combattimento o fucilati furono un centinaio: 23 di essi furono trovati nascosti in una fossa comune a Forno, vicino a Coazze, altri, prelevati dalle Carceri Nuove di Torino (provenienti da rastrellamenti anche nella valle del Chisone e nel Canavese) e fucilati a gruppi in diversi paesi della valle.

La crisi delle formazioni fu superata in breve tempo, in concomitanza dell’avanzata militare alleata, culminata nella liberazione di Roma e nello sbarco in Normandia. A Coazze il 12 giugno Giulio Nicoletta fu eletto comandante della “Brigata Autonoma Val Sangone”, che raggruppava le formazioni della valle e che diresse anche l’iniziativa partigiana in pianura. In quella estate i partigiani superarono il migliaio di unità, riuscirono a intensificare la guerriglia e a rafforzare i collegamenti con le altre brigate e col Comando regionale. La vicinanza a Torino e alle grandi strade di comunicazione con la Francia permise inoltre di compiere audaci spedizioni contro le caserme urbane, alla Fiat, negli stabilimenti, depositi e presidi della “cintura”, di catturare gerarchi fascisti e altri ufficiali tedeschi, di proporre scambi di prigionieri. Per la sua posizione strategica, nella vallata si insediarono anche tre missioni alleate − “Zur”, “Silvio” e “Ferret”, che si occupava di assistenza agli ex prigionieri inglesi − e il comando della IV Zona Piemonte (Pellice, Chisone, Susa e Sangone). In autunno nazisti e fascisti avviarono una nuova serie di rastrellamenti su tutta la fascia alpina piemontese per liberare la zona alle spalle del fronte francese; rastrellamenti che coinvolsero anche la Val Sangone, dove furono imposti presidi permanenti in molte cittadine e borgate. I partigiani scelsero di lasciare in zona solo due brigate di appoggio, mentre la maggior parte dei partigiani scese verso la pianura per riorganizzarsi, intensificando i rapporti con le diverse rappresentanze politiche. Si accentuarono così le differenze politiche tra le diverse formazioni, soprattutto GL e garibaldini, che nell’aprile 1945, nel quadro delle operazioni finali disposte dal Comando IV Zona Piemonte culminate nella liberazione di Torino, avrebbero agito separatamente: la Divisione GL “Campana” operò autonomamente con obiettivo il centro di Torino (Palazzo Campana), mentre la Brigata “C. Carli”, inquadrata nella 46ª Divisione Garibaldi della Val Susa, ebbe come obiettivo la zona di Rivoli.

L’ecomuseo della Resistenza di Coazze nacque nel 1999 all’interno del progetto “Cultura materiale” (avviato nel 1995 dalla Provincia di Torino), che mirava a valorizzare lo stretto rapporto esistente tra le comunità e il loro territorio. L’idea di ecomuseo, infatti, abbandonava la classica concezione di museo legato ad una sola sede espositiva per considerare l’intero territorio come luogo di memoria, nel quale gli oggetti, le strade, gli episodi del passato sono ricollocati negli spazi in cui hanno avuto un ruolo. L’ecomuseo della Resistenza di Coazze è uno dei quattro nodi del più ampio ecomuseo della Resistenza della provincia di Torino, che comprende anche quelli di Colle del Lys, Val Pellice e il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino. A Coazze, il punto di partenza è l’esposizione permanente nei locali dell’ex municipio, in viale Italia usato dai nazifascisti come carcere durante il rastrellamento del ’44: in essa sono raccolti alcuni reperti come divise o attrezzatura militare da montagna ma soprattutto è possibile ripercorrere la storia della Resistenza locale grazie ad una serie di pannelli descrittivi, arricchiti da immagini, e ad un percorso interattivo disponibile su postazioni informatiche. Nello stesso palazzo, oltre alla sala dedicata alla Resistenza ne è allestita un’altra che fa parte del percorso ecomuseale, ad essa strettamente collegata. Qui, attraverso la ricostruzione di ambienti dei primi anni del Novecento, viene testimoniata la vita e l’attività delle popolazioni contadine e montanare della valle. Dalla sede espositiva muovono quattro sentieri tematici sul territorio facilmente percorribili, che si sviluppano ad anello e sono accompagnati da pannelli descrittivi. L’itinerario L’anello di Coazze tocca molte borgate poste sul versante meridionale dello spartiacque che divide la Val Sangone dalla Valle di Susa, luoghi che sono stati il naturale punto d’appoggio delle bande partigiane operanti sui monti circostanti. Il sentiero Vallone del Sangonetto attraversa diverse borgate dove si stanziarono i primi nuclei partigiani nel settembre del 1943.

La zona del Ciargiur attraversa due luoghi fondamentali per la Resistenza in alta Val Sangone. Al Ciargiur si raccolsero i primi partigiani, fin dall’autunno del 1943, al comando del prestigioso maggiore degli alpini Luigi Milano. Forno di Coazze fu una sorta di capoluogo della Resistenza valligiana poiché dalla primavera del 1944 ospitò i comandi di varie Bande partigiane. La borgata fu poi duramente colpita dal rastrellamento nazifascista del maggio 1944; molte case vennero incendiate, 23 prigionieri furono trucidati in una fossa comune sulla riva destra del Sangone. Infine il percorso Vallone del Sangone che attraversa diversi luoghi di rappresaglie come la Palazzina Sertorio. Grazie all’adozione del sistema di navigazione satellitare Maplive, tutti i sentieri sono fruibili mediante tecnologie GIS, palmari, GPS, web. Attraverso il portale www.maplive.com l’utente può accedere a tutte le informazioni disponibili sui percorsi (cartine, itinerari e informazioni di carattere storico) e scaricarle sul proprio dispositivo palmare con dispositivo di posizionamento Gps. Presso il centro rete e l’ufficio turistico del comune è inoltre possibile noleggiare i palmari.

  In Auto: da Torino prendere la tangenziale Avigliana- Giaveno, uscita Coazze
  In Pullman: autoservizi per Coazze da Torino, Giaveno, Avigliana
Comune di Coazze