Piemonte | Alba (CN)
- Resistenza nelle città
Il luogo e le vicende
Nel 1943 Alba era una piccola città di circa 16.500 abitanti in provincia di Cuneo ed era il capoluogo del vasto comprensorio collinare delle Langhe e del Roero.
Nei giorni successivi all’8 settembre 1943 giunsero truppe tedesche che, per prima cosa, attaccarono il presidio militare facendone prigionieri i soldati: quattro furono fucilati e gli altri ammassati su vagoni ferroviari in attesa di essere trasferiti in Germania. Alcuni di loro, però, riuscirono a fuggire con l’aiuto della popolazione che li nascose, li vestì di abiti civili e li aiutò ad avviarsi verso le colline. Lassù i soldati sbandati incontrarono altri uomini – intellettuali, studenti e lavoratori antifascisti – e costituirono le prime bande di “ribelli” sulle colline: a Cossano Belbo molti giovani si riunirono intorno alla famiglia Balbo (Pinin, Pietro, Adriano), altre bande si formarono presso Dogliani, a Novello, Monforte, Neive, Serravalle; a Treiso si costituì il gruppo di Paolo Farinetti, nel Roero, tra Monticello e Sommariva Perno, i gruppi di Leonardo Cocito, Libero Porcari e Marco Lamberti.
Dopo una prima fase di organizzazione, le bande partigiane fecero la loro comparsa in Alba il 2 dicembre 1943. La milizia repubblicana, in risposta alle scarse presenze con cui i giovani della città avevano risposto ai bandi di reclutamento, era ricorsa alla cattura, come ostaggio, di alcuni genitori dei renitenti alla leva. Alcune squadre di partigiani decisero di scendere in città, assaltarono la caserma e le carceri ove erano rinchiusi e riuscirono a liberarli.
Nonostante i rastrellamenti dell’inverno-primavera 1944 che tedeschi e fascisti organizzarono in tutte le valli del Cuneese, nel Monregalese e nell’Albese, prima dell’estate le formazioni partigiane si riorganizzarono: dalla Val Casotto le Formazioni Autonome guidate da Enrico Martini “Mauri” si traferirono nell’Alta Langa”, nella zona di Novello e Monforte si attestarono i Garibaldini di Giovanni Latilla “Nanni” e Luigi Capriolo; la Valle Belbo rimase presidiata dagli autonomi di Piero Balbo “Poli”, le formazioni GL erano presenti prevalentemente tra Benevello e Trezzo Tinella e le Matteotti nella zona di Montà, nel Roero.
Fra l’agosto e l’ottobre 1944 nelle Langhe, alle porte di Alba, si costituì un’estesa zona libera, dai dintorni di Canelli a nord a Ceva a sud, dalla Valle Tanaro a ovest alla Val Bormida a est. Le Brigate Partigiane difendevano numerosi centri abitati, trovavano rifornimenti per decine di migliaia di abitanti ed avviavano le popolazioni verso l’autogoverno e costituirono diverse Giunte popolari elette con voto universale esteso alle donne. Pur tra grandi difficoltà, esse svolsero i compiti specifici dei comuni, rappresentando un significativo esempio di autogoverno e mostrando alle popolazioni e agli Alleati la propria capacità di creare e reggere organismi amministrativi.
La prima liberazione di Alba avvenne il 10 ottobre 1944. Le formazioni partigiane, dopo settimane di pressione militare e di trattative con la mediazione del Vescovo Luigi. M. Grassi, occuparono militarmente la prestigiosa capitale delle Langhe e posero il Tanaro come confine tra le proprie forze e la Repubblica fascista. Alba libera non poteva però essere tollerata a lungo e lo stesso Mussolini sollecitò un attacco alla città che iniziò nelle prime ore del 2 novembre. Dopo ore di combattimenti, nel primo pomeriggio le colonne fasciste rioccuparono la città e nei giorni immediatamente successivi diedero inizio ad un’intensa azione repressiva.
Da domenica 12 novembre, un grande rastrellamento, effettuato congiuntamente da tedeschi e fascisti con truppe ritirate dal fronte, in quel periodo fermo, investì le Langhe per oltre venti giorni: le brigate partigiane dovettero ordinare lo sganciamento e, suddivise in gruppi di pochi uomini, cercarono di filtrare verso la pianura, perdendo di fatto le proprie basi ed i collegamenti con il CVL regionale. Nel frattempo, nazisti e fascisti si accanirono sulle popolazioni con incendi, saccheggi e uccisioni e restaurarono presidi repubblichini a Murazzano, Belvedere, Marsaglia, Castellino, Dogliani, Castino e Monforte.
Le formazioni partigiane iniziarono a riorganizzarsi sulle colline nel gennaio 1945 con l’afflusso di nuovi volontari e di reparti GL e garibaldini provenienti dalle Valli Alpine e dalla pianura. Si ricostruirono brigate e divisioni sempre più numerose ed organizzate che ricevettero l’aiuto degli Alleati mediante lanci di armi e rifornimenti e la presenza di “missioni”. Nelle Langhe, uno ad uno, vennero eliminati i presidi fascisti ed il controllo del territorio divenne sempre più saldo. Anche Alba si avviò verso una nuova e definitiva liberazione: il 15 aprile 1945, partigiani autonomi, garibaldini, GL e Matteotti con l’appoggio di un commando inglese attaccarono la città, dopo l’intera giornata di combattimenti l’offensiva venne respinta. Il presidio fascista della città si arrese infine il 26 aprile. All’ordine di insurrezione, già il 25 aprile numerosi reparti partigiani di ogni organizzazione si misero in marcia e parteciparono attivamente alla liberazione di Torino.
Il 12 ottobre 1949 Alba fu tra le prime città decorate con la Medaglia d’Oro al Valore Militare, per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività partigiana con la seguente motivazione: «Centro delle Langhe ha vissuto l’epopea della lotta partigiana contro l’oppressore nazifascista simboleggiando l’eroismo ed il martirio di tutta la Regione. Rettasi a libertà per un mese, era poi attaccata da preponderanti forze e, con unanime decisione di popolo, preferiva alla resa offerta dal nemico il combattimento a fianco dei suoi figli militanti nelle forze partigiane. Cosciente del sacrificio, fiera nella resistenza durante lunghi mesi di lotta, superbamente confermava il retaggio delle centenarie tradizioni di valore guerriero. Alba, 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945.»
Il primo allestimento di una Sala del Palazzo comunale di Alba dedicata alla Resistenza risale al 1964 quando, in alcune bacheche, vennero esposte fotografie e documenti donati dai partigiani della zona.
In occasione del cinquantesimo anniversario dei “23 giorni della città di Alba”, nel 1994, l’Amministrazione comunale, d’intesa con l’associazione “Colle della Resistenza” che univa gli ex partigiani delle brigate Autonome, Garibaldi, Giustizia e Libertà e Matteotti, decise di riallestire la sala. L’obiettivo era di salvaguardare i documenti esposti, destinandoli ad una migliore conservazione, e di ammodernare graficamente l’esposizione, rendendola più facilmente accessibile alle giovani generazioni e alle scuole. Attraverso pannelli tematici, fotografie e documenti, a partire dall’8 settembre 1943, viene ripercorsa in ordine cronologico la storia della lotta partigiana ad Alba, nelle Langhe e nel Roero.
In ogni pannello, la riproduzione di fotografie, volantini e manifesti sono accompagnate dalla ricostruzione puntuale degli eventi, dei luoghi e dei personaggi che più hanno segnato la storia locale. Particolare spazio è riservato alle vicende della liberazione di Alba dell’ottobre ‘44 e alle attività di governo attuate in quei 23 giorni. Altri pannelli sono dedicati all’antifascismo locale durante il ventennio, alla deportazione politica e razziale, al ruolo della popolazione civile e del clero nei venti mesi di lotta partigiana, alla descrizione delle numerose Brigate che operavano nella zona – Autonome, Garibaldi, G.L., Matteotti – e dei loro reciproci rapporti.
La “Sala della Resistenza” non è un museo vero e proprio, piuttosto è un luogo di incontri e riunioni. Essa, infatti dispone di numerosi posti a sedere e di un tavolo per conferenze e tuttora si presta ad ospitare incontri ed iniziative didattiche con le scuole ma non solo, sul tema della Resistenza.
Altri luoghi di Alba conservano la memoria della lotta partigiana: nell’atrio porticato antistante il Palazzo comunale la Resistenza è ricordata in varie lapidi, nello scalone d’onore due grandi affreschi, dipinti nel 2004 dall’artista Mauro Chessa, illustrano l’ingresso ad Alba del 10 ottobre 1944 e un gruppo di partigiani in marcia sulle colline. Nelle strade e nelle piazze teatro di violenze, lapidi, targhe e piccoli monumenti ricordano i fatti accaduti durante la guerra.
Denso di storia e storie è il “Centro Studi di Letteratura, Storia, Arte e Cultura “Beppe Fenoglio”. Nasce nel 2003 per volere dell’Amministrazione Comunale con l’appoggio degli enti istituzionali (Regione, Provincia e Comunità Montane), della Fondazione Piera Pietro e Giovanni Ferrero, della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e di imprenditori privati.
Il Centro intende essere per la città ed il territorio albese uno strumento di studio, ricerca e divulgazione delle tradizioni letterarie, artistiche, storiche e culturali della zona, fissando come ambito operativo il territorio della Regione Piemonte. L’intitolazione a Beppe Fenoglio significa la centralità dell’opera dello scrittore albese attorno a cui ruotano tutte le altre tematiche.
Nel 2010 il Centro Studi riceve la una collocazione ottimale nell’edificio in cui visse Beppe Fenoglio dal 1928 al 1959 e conserva la camera dove l’autore albese scrisse la maggior parte delle sue opere. Casa Fenoglio, di proprietà comunale, affacciato sul Duomo, costituisce un luogo privilegiato per l’approfondimento non solo letterario, ma storico e documentario del periodo bellico e della realtà geografica e culturale attuale.
Nell’ottobre 1994, la piazzetta antistante ospita un monumento realizzato dallo scultore Umberto Mastroianni dedicato ad “Alba Libera”, sulla cui base è riportata la frase più celebre di Fenoglio, tratta da Il Partigiano Johnny: «Johnny pensò che un partigiano sarebbe stato come lui, ritto sull’ultima collina, guardando la città, la sera della sua morte. Ecco l’importante: che ne rimanesse sempre uno».
Nei locali possono essere ammirati quadri, manifesti, bozzetti, fotografie di Pinot Gallizio Asjer Jorn, Piero Simondo, Franco Garelli, Piero Monti, Valerio Berruti, Aldo Agnelli, Piero Masera, Enrico Necade, Bruno Murialdo e molti altri.
Le sale ospitano anche 2 archivi storici, a disposizione di storici e studenti per lavori di studio e tesi di laurea: L’Archivio storico dell’Ospedale civile “San Lazzaro” di Alba e l’Archivio storico di Teodoro Bubbio, Padre Costituente ed a lungo rappresentante del territorio albese in Parlamento.
Per maggiori informazioni visitare il sito: https:/www.centrostudibeppefenoglio.it
Presso il Centro si trova la Sede della locale Sezione dell’Anpi: in sinergia col Centro i volontari dell’Anpi di Alba curano le visite guidate di scolaresche e gruppi di turisti alla Sala della Resistenza, mentre la il personale del Centro Studi illustra la Casa Fenoglio.
I volontari Anpi curano la sezione storica della Biblioteca Civica “G. Ferrero”, collocata in Casa Fenoglio e relativa al periodo bellico, con specifica attenzione ai temi della Resistenza e della Costituzione.
- Biblioteca c/o Centro studi Beppe Fenoglio
- Archivio storico con documenti delle brigate partigiane dell’Albese
- Archivio fotografico
- Sala conferenze
- Attività didattiche
- Catalogo
- Accesso
- Visite guidate
- Accesso ai disabili
- Parcheggi in zona e posti auto per disabili
- Piazza del Risorgimento 1 - Alba (CN)
- 0173 292248-284 (ufficio relazioni pubblico)
- alba@comune.alba.cn.it
- www.comune.alba.cn.it
- Auto: In Auto: dalla A21 Torino-Piacenza, uscita Asti est oppure dalla A6 Torino Savona uscita Marene; poi imboccare la SS 231 direzione Alba.
- Treno: In treno: da Torino,Cuneo, Asti e Alessandria (bus+treno), fermata Alba.
- Memoriale della deportazione di Borgo San Dalmazzo (Cn)
- Mostra della Resistenza di Boves (Cn)
- Sala della Resistenza di Bra (Cn)
- Museo della Resistenza di Chiusa Pesio (Cn)
- Casa Museo Galimberti di Cuneo
- Ecomuseo della Resistenza di Lemma (Cn)
- Casa delle memorie di Mango (Cn)
- Alberto Cavaglion, Nella notte straniera. Gli ebrei di St.-Martin Vésubie, L’Arciere, Cuneo 1981
- Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., Torino, Einaudi, 2001
- Walter Laqueur, Alberto Cavaglion (curr.), Dizionario dell’Olocausto, Einaudi, Torino 2004
- Giuseppe Mayda, Ebrei sotto Salò. La persecuzione antisemita 1943-1945, Feltrinelli, Milano 1978
- Adriana Muncinelli, Even. Pietruzza della memoria. Ebrei 1938-1945, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994
- Liliana Picciotto, Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall’Italia (1943-1945), Mursia, Milano 2002