Calabria | Tarsia (CS)
- deportazione e internamento
Il luogo e le vicende
Tarsia è un comune di circa 2000 abitanti della provincia di Cosenza, distante dal capoluogo 36 km in linea d’aria e 44 km su strada. Dal 1940 al 1943 nella frazione Ferramonti venne realizzato un campo di internamento civile. Di esso, utilizzato fino al 1945 per ospitare profughi, non resta praticamente nulla. Il campo di Ferramonti, il più grande d’Italia, fu utilizzato dal 1940 al 1943 per internati ebrei, italiani e stranieri, antifascisti, apolidi e cittadini di potenze nemiche. Le condizioni di internamento, nonostante gli sforzi nell’auto-organizzazione da parte dei prigionieri stessi, furono rese difficili dall’insalubrità del luogo, dagli scarsi rifornimenti, e anche dai combattimenti tra i vari eserciti nell’estate del 1943. In quel periodo il campo fu ufficialmente disciolto, ma molti internati, non avendo alternative, scelsero di rimanervi. Il campo fu quindi amministrato dagli Alleati, che lo diedero presto in gestione agli stessi (ormai ex) internati fino a quando, alla fine del 1945, fu sgombrato definitivamente e abbandonato per decenni. Negli anni è stato completamente depredato e distrutto, anche a causa della successiva costruzione del vicino svincolo autostradale.
Per molti anni, sia localmente sia dallo Stato, ci si è dimenticati del campo di Ferramonti, prima abbandonato e poi parzialmente utilizzato come deposito. Nel 1988, grazie soprattutto al lavoro di ricerca e promozione culturale di Carlo Spartaco Capogreco, si riaprì l’interesse per esso e fu costituita la Fondazione internazionale Ferramonti per l’amicizia tra i popoli, il cui obiettivo è stato – ed è tuttora – lo studio del rapporto tra storia, memoria e società contemporanea. Essa contribuì a richiamare l’attenzione degli studiosi e delle istituzioni – anche a livello internazionale – sul campo di Ferramonti e sull’internamento civile e a promuovere iniziative di tutela, nell’ambito della scoperta dei luoghi della memoria. Agli inizi del XXI secolo nacquero nuove iniziative locali e un Comitato pro Ferramonti, che coinvolse il Comune di Tarsia a promuovere la valorizzazione dei resti del campo e nella realizzazione di un progetto di riorganizzazione e valorizzazione. In seguito, nacque un’altra fondazione quasi omonima, la Fondazione Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia, che ha avuto in gestione lo spazio residuo del Campo abbandonato e – negli spazi destinati agli uffici amministrativi di esso – ha realizzato l’attuale Museo che fu inaugurato il 25 aprile 2004. Il museo si sviluppa su tre sale, visitabili anche attraverso il sito internet, mentre altre due sono dedicate a mostre temporanee. Nella prima sono esposti documenti e fotografie relativi alla storia del campo, dalle strutture di alloggio alle immagini del personale e degli internati. Nelle teche sono conservati materiali relativi alle leggi razziali e alla costruzione del campo, oggetti personali e la bibliografia su Ferramonti. La seconda sala ospita foto di gruppi d’internati ebrei di diversa provenienza passati per il campo. Nella terza sala, ancora, sono esposte altre fotografie di internati ebrei, ma anche jugoslavi, cinesi e francesi. Un certo spazio è destinato anche alla vita del campo dopo la liberazione e alla città di Cosenza, che subì gravi danni a causa dei bombardamenti. La documentazione raccolta offre una panoramica complessiva di ciò che era la “normalità” della vita nel contesto straordinario del’internamento: matrimoni, partite di calcio, rappresentazioni teatrali etc. All’esterno del Museo è presente un albero d’ulivo che proviene dalla Collina dei Giusti di Gerusalemme ed è dedicato al rabbino Riccardo Pacifici, per il suo impegno nel sostegno psicologico e religioso degli internati di Ferramonti.
Per molti anni, sia localmente sia dallo Stato, ci si è dimenticati del campo di Ferramonti, prima abbandonato e poi parzialmente utilizzato come deposito. Nel 1988, grazie soprattutto al lavoro di ricerca e promozione culturale di Carlo Spartaco Capogreco, si riaprì l’interesse per esso e fu costituita la Fondazione internazionale Ferramonti per l’amicizia tra i popoli, il cui obiettivo è stato – ed è tuttora – lo studio del rapporto tra storia, memoria e società contemporanea. Essa contribuì a richiamare l’attenzione degli studiosi e delle istituzioni – anche a livello internazionale – sul campo di Ferramonti e sull’internamento civile e a promuovere iniziative di tutela, nell’ambito della scoperta dei luoghi della memoria.
Agli inizi del XXI secolo nacquero nuove iniziative locali e un Comitato pro Ferramonti, che coinvolse il Comune di Tarsia a promuovere la valorizzazione dei resti del campo e nella realizzazione di un progetto di riorganizzazione e valorizzazione. In seguito, nacque un’altra fondazione quasi omonima, la Fondazione Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia, che ha avuto in gestione lo spazio residuo del Campo abbandonato e – negli spazi destinati agli uffici amministrativi di esso – ha realizzato l’attuale Museo che fu inaugurato il 25 aprile 2004.
Il museo si sviluppa su tre sale, visitabili anche attraverso il sito internet, mentre altre due sono dedicate a mostre temporanee. Nella prima sono esposti documenti e fotografie relativi alla storia del campo, dalle strutture di alloggio alle immagini del personale e degli internati. Nelle teche sono conservati materiali relativi alle leggi razziali e alla costruzione del campo, oggetti personali e la bibliografia su Ferramonti. La seconda sala ospita foto di gruppi d’internati ebrei di diversa provenienza passati per il campo. Nella terza sala, ancora, sono esposte altre fotografie di internati ebrei, ma anche jugoslavi, cinesi e francesi. Un certo spazio è destinato anche alla vita del campo dopo la liberazione e alla città di Cosenza, che subì gravi danni a causa dei bombardamenti.
La documentazione raccolta offre una panoramica complessiva di ciò che era la “normalità” della vita nel contesto straordinario del’internamento: matrimoni, partite di calcio, rappresentazioni teatrali etc. All’esterno del Museo è presente un albero d’ulivo che proviene dalla Collina dei Giusti di Gerusalemme ed è dedicato al rabbino Riccardo Pacifici, per il suo impegno nel sostegno psicologico e religioso degli internati di Ferramonti.
- Viale R. Pacifici - Tarsia (CS)
- +39 0981 1902328 Comune di Tarsia
- +39 0981 95 26 93 Comune di Tarsia
- ferramonti@comune.tarsia.cs.it
- http://ferramonticampo.it
- C.S. Capogreco, I campi del duce. L'internamento civile nell'Italia fascista, 1940-1943, Torino, Einaudi, 2004.
- C.S. Capogreco, Ferramonti. La vita e gli uomini del più grande campo d'internamento fascista (1940-1945), Firenza, La Giuntina, 1987.
- F. Folino, Ferramonti. Il campo, gli ebrei, gli antifascisti, Roggiano Gravina, La Scossa, 2009.
- F. Folino, Ferramonti, un lager di Mussolini, gli Internati durante la guerra, Cosenza, Brenner, 1985.
- F. Folino, Ferramonti? Un misfatto senza sconti, Cosenza, Brenner, 2004.
- M. Rende, Ferramonti di Tarsia. Voci da un campo di concentramento fascista, Milano, Mursia, 2009.