Museo della resistenza e del folklore Valsabbino

Lombardia | Pertica Bassa (BS)

Il luogo e le vicende

Dai giorni immediatamente successivi all’8 settembre 1943, i boschi e i piccoli villaggi della Val Sabbia, come quelli delle vicine Val Camonica e Val Trompia, divennero meta e rifugio per decine di militari sbandati, prigionieri alleati in fuga e, ben presto, di giovani renitenti alla leva. Già in quell’autunno, dunque, vi si costituirono bande partigiane di orientamento prevalentemente cattolico, come il gruppo comandato da Giacomo Perlasca e Mario Bettinzoli che proprio tra i borghi di Pertica Bassa aveva sicuri punti di riferimento. Questi primi gruppi – a pochi chilometri da Salò, il quartier generale della repubblica mussoliniana – si impegnarono soprattutto nell’assistenza e nel trasferimento in Svizzera di numerosi ex prigionieri inglesi e slavi, fuggiti dopo l’armistizio dal vicino campo di prigionia di Vestone, e nella ricerca di armi utili alla guerriglia. Già nel novembre 1943, però, i fascisti bresciani scatenarono una serie di pesanti rastrellamenti che, setacciando fino a metà dicembre Val Sabbia, Val Camonica e Val Trompia, dispersero le bande e provocarono l’arresto di numerosi dirigenti partigiani, tra i quali Giacomo Perlasca, fucilato il 24 febbraio 1944. Ciò nonostante, nella primavera successiva, il movimento resistenziale riuscì a riorganizzarsi e in Val Sabbia si costituì – intitolata al comandante Perlasca – una Brigata delle Fiamme verdi. Queste ultime erano formazioni autonome che avevano il loro epicentro nella provincia di Brescia e che si costituirono in seguito all’iniziativa di un ufficiale degli alpini – Gastone Franchetti – tesa a promuovere un movimento partigiano ispirato ai valori e alle tradizioni delle truppe alpine. In contatto con i rappresentanti della Dc nel Cln lombardo e con i servizi segreti angloamericani in Svizzera, la loro espansione trovava fondamenta nella scelta resistenziale di una parte consistente del clero bresciano e si avvaleva della diffusione clandestina del periodico di orientamento cattolico “Brescia libera”.
Il piccolo “Museo della resistenza e del folklore Valsabbino” di Pertica Bassa sembra essere la tridimensionalizzazione della memoria di un’intera comunità, nella quale trovano spazio i partigiani combattenti come i civili, le donne come i sacerdoti. Strettamente legato alla presenza in quelle zone di una brigata partigiana delle Fiamme verdi, il nucleo originario dell’esposizione è nato in conseguenza di un atto di riconoscenza verso il comune di Pertica Bassa da parte del pittore e scultore slavo Dimitrije Paramendic che, nel 1943, si trovava prigioniero nella vicina caserma di Vestone. Riuscito a fuggire dopo l’8 settembre, egli trovò rifugio tra la popolazione della Pertica e fu per mesi ospitato e nascosto a Forno D’Ono dove, peraltro, si era già costituito un piccolo gruppo di “ribelli”, militari sbandati e giovani renitenti fuggiti da Brescia. Nei primi anni Settanta, Dimitrije Paramendic ha cominciato, con visite periodiche, a riprendere i contatti con la popolazione di Forno e a ritrarre le persone che lo avevano aiutato e i partigiani locali. Poco tempo dopo, propose all’amministrazione di donare al comune tutti i suoi lavori – oltre un centinaio tra quadri, sculture e bozzetti – e si convenne dunque di trasformare questa collezione in museo. Al nucleo originale, curato dallo stesso Paramendic, si aggiunsero via via donazioni di ex partigiani del luogo: armi, oggetti di uso quotidiano, cimeli bellici, bandiere e tutta la documentazione cartacea originale della Brigata Fiamme Verdi “Giorgio Perlasca”, raccolta in cinque faldoni. Non solo: a completare queste sale di conservazione della memoria della comunità giunsero presto donazioni di molte altre persone della zona che portarono al museo oggetti di artigianato locale, attrezzi legati alla vita contadina, testimonianze della cultura agricola montanara. Il comitato di gestione decise allora di creare una sezione dedicata alla cultura e al folklore locale strettamente legata a quella della Resistenza, con l’idea che l’aiuto offerto dalle popolazioni delle montagne ai partigiani e a quanti in quei mesi si trovassero in difficoltà provenisse da una tradizione di solidarietà e di valori radicati nella pratica quotidiana delle genti di quelle zone. Questa prima fase della raccolta, collocata provvisoriamente nell’edificio delle scuole elementari, fu inaugurata nell’agosto 1972 e nel febbraio 1974 il Consiglio comunale deliberò l’istituzione del Museo della Resistenza e del Folklore Valsabbino, approvandone lo statuto e il regolamento secondo le indicazioni regionali. Seguirono poi anni di laboriosa attività, di dibattiti, di ricerca, di ampliamento delle raccolte e nell’ottobre 1977 venne inaugurata una nuova sede, collocata al secondo piano dell’edificio comunale. Ora, oltre ad una discreta raccolta di cimeli e all’archivio della Brigata Perlasca, nel museo è esposta una ricca collezione di quadri (in tutto 120) che ritraggono molti abitanti del luogo – uomini e donne – i protagonisti più significativi della Resistenza Valsabbina e momenti ed episodi della vita partigiana valsabbina. Per la sezione folklore, invece, l’obiettivo perseguito nel corso degli anni dalla commissione di gestione è stato quello di offrire, attraverso gli attrezzi di uso quotidiano, un’ampia panoramica delle attività tipiche dell’economia montana tradizionale, della vita quotidiana contadina – con complementi di arredo della casa, utensili domestici di vario genere e costumi d’epoca – e dell’ambiente architettonico ove tale vita si è svolgeva, con fotografie degli angoli più caratteristici dei borghi della Pertica ed alcuni affreschi risalenti al XIV secolo provenienti dalle dimore di importanti famiglie locali.
Comune di Pertica Bassa